Uso del microscopio in endodonzia
L’introduzione del microscopio in odontoiatria ha permesso di risolvere alcune problematiche endodontiche che altrimenti sarebbero state più difficilmente risolvibili o la cui risoluzione sarebbe stata più rischiosa per la radice.
Il microscopio permette , grazie alla coincidenza del fascio di luce illuminante con quella dell’asse visivo, di vedere immagini in un canale stretto e lungo (come è il canale di un dente). Attualmente, l’unico strumento che consente di mettere in asse il sistema illuminante con quello ingrandente, è rappresentato appunto dallo stereomicroscopio operativo.
I casi in cui il microscopio risulta più utile sono l’estrazione dalla radice di strumenti endocanalari rotti o la rimozione di perni in fibra di vetro o di carbonio.
Strumenti rotti
Può succedere durante la strumentazione del canale radicolare che uno strumento manuale o ruotante si fratturi, come si vede nella foto 1 (la freccia indica lo strumento rotto).
Prima dell’introduzione della microscopia in odontoiatria si sarebbe tentato di risolvere un caso del genere cercando di creare, con degli strumenti endodontici molto fini, un passaggio lateralmente alla lima fratturata, operazione molto lunga e non sempre coronata dal successo.
Ora utilizzando una punta a ultrasuoni molto sottile la si fa ruotare attorno allo strumento rotto, ben visibile con il microscopio. Questa azione degli ultrasuoni crea un solco attorno all’ostruzione, porta via i detriti dentinali ed espone alcuni millimetri più coronali dell’ostruzione. Normalmente, durante l’uso degli ultrasuoni l’ostacolo comincia ad allentarsi, a svitarsi e a ruotare su se stesso. Incuneando delicatamente la punta lavorante tra il frammento conico della lima e le pareti del canale, spesso improvvisamente lo strumento “salta fuori” dal canale (foto 2).
Una volta tolta l’ostruzione si può finire con successo la terapia canalare (foto 3).
Può capitare che si fratturi un lentulo durante l’introduzione di un cemento all’interno del canale (foto 4).
Anche in questo caso la rimozione si effettua con le stesse modalità viste prima. Una volta tolto il lentulo (foto 5) si finisce il ritrattamento (foto 6).
Perni in fibra
Negli ultimi anni si è assistito ad un aumento dell’utilizzo di perni in fibra di carbonio e fibra di vetro per la ricostruzione post-endodontica dei denti devitalizzati. Infatti questi nuovi perni offrono un modulo di elasticità più simile a quello del tessuto dentinale rispetto ai tradizionali perni in oro o in lega.
I perni endodontici in fibra di carbonio sono costituiti da una matrice resinosa, che rappresenta circa il 36% in peso, in cui sono immerse fibre di diametro pari a pochi microns che sono state preventivamente sottoposte a procedimenti di silanizzazione. Le procedure applicate per la realizzazione dei perni in fibra sono essenzialmente due: a) creando degli appositi stampi nei quali la resina epossidica viene introdotta sottopressione andando a colmare tutti gli spazi presenti fra le fibre pre-tensionate ed omogeneamente distribuite; b) le fibre vengono direttamente immerse all’interno della resina.
Questi perni vengono cementati all’interno dei canali con dei cementi resinosi.
Quando ci si trova nella necessità di dover togliere il perno per ritrattare il dente, si deve consumare il perno fino alla sua completa eliminazione.
Anche in questo caso l’utilizzo del microscopio e di frese a ultrasuoni ci permette la rimozione del perno senza incorrere nel rischio di perforare la radice, inconveniente in cui si potrebbe incappare con altre tecniche. Il microscopio ci permette di vedere all’interno del canale in modo da applicare la punta a ultrasuoni solo sul perno da consumare e non sulle pareti della radice.